di Gabriella Grasso
I figli segreti di Eloisa Ticozzi, giovane autrice milanese, sono poesie nate da una cova di buio, di solitudine, di sofferta percezione del corpo, di simbiosi con le forme primigenie della natura. Il suo libro d’esordio – che reca proprio questo titolo, Figli segreti, edito da Kolibris nel 2019 – è un lungo svolgersi di metamorfosi, in un continuum tra essere umano, animale, pianta, tipico del mondo poetico dell’autrice
Nella dimensione della notte e della veglia solitaria, in opposizione ad un mondo che dorme, statico e inconsapevole, la poesia evoca il mistero di una continua nascita, dolorosa, non esente da sangue e da tormento. Lo fa però con toni non esasperati, ma sommessi, quasi da nenia ancestrale che dà nuova forma a processi e rituali antichi come la terra: “Di notte le vene sputano l’anima / di corridoi di sangue nell’aria / gli oggetti nell’oscurità / hanno contorni che assomigliano / a proboscidi vuote d’elefante”.
E’ in questo spazio (psichico, più che temporale) che avviene il passaggio verso l’età adulta: “Sembra che la notte mi prometta / incenso d’universo /e irrequietezza di preghiere d’amore (…) Non sembra perdere la sua femminilità di strega / che incanta i figli d’immaginazione feconda / mi ha seguito dall’infanzia alla maturità”. La notte lusinga offrendo promesse e balenando sembianti, per rivelare al mattino la cruda realtà degli oggetti: “Succede che la mattina mi sveglio e con questi / stessi occhi fingo di vedere per la prima volta gli oggetti / e tutto mi sembra un letto disfatto da un’ombra / di corpo”. Resta però un ventre accogliente e fecondo in cui ciclicamente rifugiarsi, con confidenza “Conosco la notte / perché è una madre universale / che appartiene solo a me / conosco i desideri e le paure che porta nel seno / conosco l’innocenza che apre il mio cuore lento, / l’inconscio che crea la vita e non la distrugge”.
La lingua – ariosa, evocatrice, incantatrice- si rivela strumento duttile per assecondare le evoluzioni di uno spirito che cambia: è organismo vivente anch’essa, limitata nel singolo atto di espressione, ma aperta ad infinite possibilità: “Dal mio corpo proviene una discendenza di angeli / dall’anima scaturisce un’amnesia che la divide / in tante parti, come nazioni di un unico mondo”. Metafore, analogie e sinestesie veicolano questo continuo trasmutarsi che significa crescita. Cambiare ed evolversi non è altro che sperimentare realtà animali, vegetali, maschili e femminili, per poi ricomporle “in un’unica forma di mondo / compatta con Dio e con la terra”.
Un percorso arcano ed intimo, quello di “un’anima (…) nutrita da seduzioni sotterranee / e da raccoglimenti sacri di donna”.
Alcuni testi
Ho figli segreti, nati da una magia di cielo
concepiti nella riservatezza di un lampo,
cresciuti come uccelli che volano
fuori dal mio ventre.
Semineranno la terra dei miei occhi,
si ciberanno del cibo che ha nutrito anche me
si spingeranno con l’anima e il corpo
in luoghi lontani per assaporarne
l’andatura degli autoctoni
colmeranno la terra con fame di sorrisi
certi e sinceri
e il mio silenzio che misura la distanza fra me
e gli altri, sarà una congettura antica e vuota
perché avrò donato il mio seme ricco di donna
alla terra arida di sentimento.
*
Il silenzio ha un rumore di mondo,
genera un suono interno straziante.
Una volta ho ascoltato il freddo che ricomponeva
il mio corpo duro come uno scoglio
e l’inconscio riaffiorava in me prepotente
e astuto.
Sull’altro lato del mare la terra è ventre abbondante
che contiene ciclicità d’ulivi
solo il silenzio conosce la curiosità che porto nell’anima
come urlo incontaminato
conosce il raduno solitario dei miei pensieri,
quella luce magnetica che mi rende viva
senza concitazione di sillabe.
*
La notte definisce i contorni
del mio corpo e la mia voce diventa
gemito di farfalla
appartengo alla stessa dinastia di soli
e di lune dell’universo,
appartengo allo stesso vortice
di sangue d’animale.
Sento occhi e bocca pulsarmi nelle mani
dove c’era il silenzio
ogni goccia delle vene
mi sussurra una creazione di terra pura.
Nella notte, le gambe crescono con sincerità
di una preda inseguita
e l’inconscio preme sul cuore
prima come randagio, poi come domestico consigliere
per vanificare la ragione del mattino.