di Ivana Rinaldi
(a cura di Gabriella Grasso)
Il 3 luglio 2021 l’artista, poeta e scrittore Giovanni Prosperi si spegne improvvisamente, nella sua casa di Roma, accanto alla sua compagna Ivana Rinaldi. Una partenza fulminea, che lascia familiari e amici attoniti. Inizialmente, per tutti, c’è solo un grande vuoto con cui fare i conti; poi, nei mesi, l’esigenza e il desiderio di godere ancora della presenza di Giovanni, mediante l’ascolto della sua voce e la condivisione della sua scrittura. Nasce così la volontà di incontrare una figura ricca e complessa del panorama letterario italiano, attraverso una conversazione con Ivana, nostra collaboratrice tra le pagine di Bibliovorax.
D- Cara Ivana, questi mesi senza Giovanni sono stati difficili per te. Cosa ti manca di più e cosa torna prepotentemente alla tua memoria?
R- Domanda spiazzante, Gabriella. E’ sentirsi come un viandante nel deserto a cui manca l’acqua, ovvero tutto. Torniamo a terra. La nostra era una vita semplice, fatta di piccoli gesti quotidiani. Ecco: è la quotidianità che mi manca, i soliti gesti, i riti dell’esistenza comune, il sostegno reciproco, l’affetto, le lunghe discussioni sulla vita, la morte, l’aldilà, la politica, l’arte, le preoccupazioni del vivere che accomunano tutti. Una vita scandita da impegni e piccoli piaceri, una gita al mare, al lago, nei piccoli paesi del circondario e nelle Marche, qualche viaggetto, il cinema, una mostra, una cena con gli amici o i parenti. Non sono io a richiamare i ricordi, sono loro che si presentano in ordine sparso ma netti e precisi. Arrivano specialmente la sera nel tempo che precede il sonno.
D- Come ci descriveresti Giovanni, compagno di vita e Giovanni, intellettuale e artista?
R- Non riesco a distinguere Giovanni compagno di vita e Giovanni intellettuale e artista. Era un unicum che metteva l’arte nella vita e la vita nell’arte. Non ha mai rivestito ruoli, la libertà era la cifra della sua esistenza e in lui si conciliavano perfettamente il sé e il fuori di sé. Aveva una mente androgina, la mente creativa per eccellenza, diceva Virginia Woolf. Tanto è vero, che era innamorato di “Orlando” su cui abbiamo lavorato insieme a un adattamento teatrale. Era predisposto per “natura” alla generosità e alla cura degli altri, capace di ascolto e di attenzione, profondamente buono, qualità che lo hanno fatto amare da tutti. Sempre felice di scrivere una nota o una critica per i suoi tanti amici artisti, di offrire la mano a chi amava e a chi ispirava la sua simpatia ed empatia. Negli ultimi tempi osservava dalla finestra un senzatetto che dimora sotto casa nostra, per vedere se gli succedesse qualcosa. A Roma, dove si era trasferito dai primi anni del duemila, si faceva voler bene dai miei colleghi e compagni di partito, dai suoi amici artisti, dal parrucchiere, dalla farmacista, dal pizzicagnolo. Ha lasciato un ricordo indelebile in chi ha avuto la fortuna di incrociarlo sul suo cammino.
Mi chiedi di Giovanni artista e intellettuale. Tutto per Giovanni era arte. Dalla cucina, ai piccoli lavori di restauro, ai libri usati e recuperati dalle sue mani con maestrìa e poesia. “Faremo arte con tutto”, motto che credo abbia ereditato dal suo maestro ideale Emilio Villa, con cui era entrato in contatto e del quale amava parlare spesso, specialmente del loro incontro avvenuto a Roma negli anni Novanta. La sua formazione intellettuale era sterminata; se per la poesia visiva si sentiva debitore di Apollinaire e Villa, i suoi riferimenti letterari erano Rabelais e Cervantes, per il teatro il suo “idolo” intoccabile Carmelo Bene. Le sue letture spaziavano dalla letteratura, alla filosofia, fino alla teologia. Negli ultimi anni era particolarmente attratto dalla storia delle religioni e dei miti: la sua biblioteca si era arricchita delle opere di Robert Graves, Calasso, Kerényi, Zolla, Frazer al cui Ramo d’oro si era ispirato per una delle sue ultime opere “Laggiù qualcosa per Bene”. Frequentava con assiduità la biblioteca di quartiere Giordano Bruno da dove tornava con i testi di Heidegger, Levinás, Derrida, Husserl, Wittgenstein. Si chiedeva, quasi ossessivamente, se la filosofia avesse ancora qualcosa da dire. Ciò che lo stimolava era la filosofia del linguaggio, una ricerca estenuante che lo sfidava quotidianamente nella creazione artistica. Non posso entrare nel merito della sua scrittura, non ne ho le competenze, ma ho assistito a “parti”, alcuni semplici, altri dolorosi.
D- Qual era il rapporto tra Giovanni e il nostro tempo?
R- Un rapporto difficile, che si esprime in alcuni racconti e opere teatrali, specialmente. Per Giovanni era centrale l’esserci, la sacralità della vita, la bellezza, mentre la storia dissacra la vita. La poesia e la scrittura segnano il suo saper stare in presenza del mondo:”La poesia è male incurabile e contagioso, sfonda le pareti contorte del labirinto, tende alla sanità e si autocura, forse non è perfetta, non ha l’autofarmaco, non è rimediabile, ma, il ma non manca mai: è.” (Giovanni Prosperi).
D- Cosa ti piacerebbe che si conoscesse di più dell’attività e della produzione di Giovanni?
R- Mi chiedi cosa mi piacerebbe che si conoscesse della produzione di Giovanni. Io mi chiedo cosa piacerebbe a lui.
Ci sono lavori a cui teneva particolarmente come lo studio dell’Angelo antropomorfo nella storia dell’arte. Un saggio ispirato al pensiero di Aby Warburg e dedicato alla sua forza e passione. Avrebbe voluto continuare a lavorare per apportarvi “migliorie” e per vederlo pubblicato. L’unico che avrebbe voluto vedere in stampa.
Gli erano care anche le fiabe dedicate a sua figlia Martina. Non credeva invece che la poesia potesse avere uno spazio nell’editoria contemporanea, nonostante ogni occasione fosse buona per scriverne: su un conto di ristorante, una velina che ricopre le arance, un pacchetto di sigarette, un libricino creato da lui. Le sue poesie sono l’espressione che sento più vicina alla mia sensibilità, arricchite da un fiore, un coriandolo, un segno, un disegno, alcune semplici, alcune complesse, come la vita e come era Giovanni.
D-Ci salutiamo con alcuni testi di Giovanni a te particolarmente cari e con l’invito a scoprire il tesoro artistico e spirituale che questo autore ci ha lasciato.
R- Grazie Gabriella. Scelgo qualche verso inedito di Giovanni che ho pubblicato su facebook e che amo particolarmente.
Tu vai avanti
che il tempo
sviene
e
se lo porta via
la sirena dei ricordi
nella meridiana
del pendolo
o
del quarzo
.
(s. d.)
Anche nel più scuro
e acuto
dolore
vi è una scintilla
di felicità
che spacca l’angolo
e
illumina
l’estrema periferia
.
(s.d.)
Prova tu
a sognare
con passi zig zag
nel cuore.
E poi scendi
veloce
strette scale
pettinandoti
per un amore
nel passato.
Prova a stringere
una stella filante
per lanciarla in aria.
Prova tu ad avere
un ricordo cosi:
raro il sorriso
in quell’incontro
retto da soavi
ventate di timo.
Anima se oggi
ti inganni
dì al giorno
che converte
la notte
in alba
di prendere
il mio corpo
non dico in lui
ma appena
nell’alba
.
Venezia 1978
Piangendo e navigando,
onde
lieta la gioventù
cercava acqua
e accendeva fuochi
,
Sibilla
ecco il tempio
del decoro:
il labirinto che vola;
per un tributo
miserabile
ho tirato i dadi
con lo stile di una mano
che cede nel tempo:
offre il mistero
che nel monte
entra:
100 vie,
metà porte
e meno voci
per risposta
.
Ecco la soglia
e il dio
che compare
e muore
in volti
e colori
spettinati
fammi vedere
il tuo seno
!
Prima parte dell’opera “Laggiù una parte per Bene”
Roma 2015
Tu che onori
Scienza e Arte:
onora il poeta
l’ombra sua
torna
‘
sorridi
parliamo
di cose
che al tacere
è bello:
un prato
di fresca verdura
,
Toh
Ecco
!
Tutta la filosofia
che molte volte
al fatto
il dire
viene meno
e in molti
canti
si divide
.
Ultima parte di
“Laggiù una parte per Bene”
Roma 2015
Lettera a un numero
Piove a casaccio
senza luce e tono
alza almeno un braccio
di saluto
o
arresa
verrà il tutto a farti da sponda
E’ tempo di mettere ordine
nella credenza
dopo
nevica
grandine bianca
sopra numeri in palline.
scordati della periferia
delle pagine
mai arriverai alla fine
senza la decenza del caos
Roma, 2020
I giorni
se ne vanno
alcuni indifferenti
altri commossi
come la chiusura
di un libro
.
(s.d.)
Ho corretto una dicitura sbagliata nel testo ..
https://youtu.be/6Ger3sYqgkQ
Grazie, Ivana porterò nel cuore queste tue parole che dipingono l’anima e l’inquietudine geniale di un grande poeta e amico.https://youtu.be/Lt2w4VHH5oE
Grazie a te Sergio!
La tua amicizia non è venuta mai meno e la poesia di Giovanni ha trovato in te un interprete fedele.