Cari amici, vi presento la poetessa marocchina Rhita Benjelloun, nata nel 1990 a Fes, è poetessa e creatrice. di gioielli. Inizia a scrivere versi all’età di undici anni, la sua prima raccolta poetica “Spettatrice di vita” è pubblicata nel 2017;per Rhita la poesia è un canto dell’anima, i versi sono ispirati dalla sua esperienza di vita, dalla sua storia. La definisce “un canto che culla lo spirito”, che “origina dal cuore”.
Eccovi tre componimenti nella mia versione italiana:
La mia corona
Uomo coraggioso dal portamento molto saggio
Ampiamente attivo nonostante la tua età
Tanti sacrifici, tanto coraggio
Per il benessere della tua piccola realtà
Tu fosti per me l’esempio da seguire
Imitavo i tuoi gesti, le tue parole e le tue stesse risate
Il mio idolo, così ti chiamo
L’uomo verso cui provo un amor sovrumano
La giovincella che fui, io te ne faccio dono
Tu ci hai sempre regalato felicità, amore e gioia
Papà sei il mio ideale, sei la mia retta via
La notte
L’intimo nel quale mi confido
La culla dei miei pensieri e delle mie noie
Io ti sarò Riconoscente
Dalla genesi fino alla tomba
Tu che la mia avventatezza hai domato
Che tanta stima e attenzione mi hai donato
Che mi hai saputo ascoltare e preservare i miei segreti
Che eri complice d’un sogno ora realizzato
Nella tua calma io trovo rifugio
Nelle tue tenebre sono confusa
E nel tuo regno tu sei la mia musa
Silenzio
…Silenzio d’una parola, silenzio d’una lacrima
Silenzio d’un brivido da sotto una trama
D’una rabbia rinchiusa sul fondo
Del buio, isolata, nel profondo abisso
Silenzio d’un decennio
Di terrore che li ha separati
Silenzio d’anime lasciate del tutto
Di dittatori avidi soprattutto…
Marceline Junie Hyacinthe Valmore, detta Ondine, nacque a Lione il 2 novembre 1821 dalla poetessa Marceline Desbordes-Valmore e da François Lanchatin, detto Valmore, nonostante anche il letterato Henry Hyacinthe de Latouche pensasse di esserne il padre. Difficile la sua infanzia, affetta da problemi respiratori
e polmonari fin dall’età di dodici anni, verso i venti i suoi problemi si aggravarono, tanto da costringere la mamma ad inviarla a Londra da un medico che aveva un’ottima reputazione, il dottor Curie.Purtroppo, questi si rivelò un ciarlatano e la povera Ondine peggiorò rapidamente; ammalata di tubercolosi, trascorse il resto dei suoi anni tra un ricovero e l’altro in ospedali e sanatori, fino alla morte a soli 31 anni, il 12 febbraio 1853 tra le braccia della madre a Passy.
Ragazza dotata di grande talento letterario, imparò presto il latino e l’inglese, traducendo molte opere, tra cui quelle di Shakespeare; pressata dalla madre affinché si sposasse, accettò la proposta dell’avvocato Jacques Langlais. Dalle nozze nacque un figlio, che ben presto rimase orfano a causa della prematura morte di Ondine. La giovane donna ha pubblicato alcune raccolte poetiche, vivendo con una spada di Damocle sulla testa a causa della precaria salute, nei suoi versi sono molto presenti i temi dell’inverno, dell’autunno, del ciclo della vita. Ecco alcune poesie nella mia traduzione:
Addio all’infanzia
Addio miei giorni infantili, effimero paradiso!
Fiore che brucia già lo sguardo del sole,
Fonte dormiente dove ride una dolce chimera,
Addio! Fugge l’alba. Giunge il momento del risveglio!
Ho invano cercato di trattenere le tue ali
Sul mio cuore che batteva, dicendo: “Ecco il giorno!”
Ho invano cercato tra i miei giochi fedeli
Di prolungare il mio destino nel tuo calmo soggiorno;
Giunta è l’ora, addio mia primavera, selvaggio fiore;
Domani questa allegria un ricordo sarà.
Addio! Ecco l’estate; temo il temporale;
Mezzogiorno porta il fulmine, e mezzogiorno arriverà.
Autunno
Vedi questo frutto, ogni giorno più tiepido e vermiglio,
Dolcemente gonfiarsi sotto i raggi del sole!
La sua linfa ad ogni istante più ricca e feconda,
Lo riempie, diremmo, di voluttà profonda.
Sotto i fuochi d’un sole invisibile e potente,
Il nostro cuore assomiglia a questo frutto che matura,
Di succhi più abbondanti ogni giorno inebriato,
Felice di vivere, or maturato.
L’autunno giunge: il frutto si svuota e cadrà
Ma la sua buccia è viva e di germogliare chiederà.
L’età arriva, il cuore si ferma in silenzio,
Ma, per l’estate promessa, il suo seme conserverà.
La Voce
La neve da lontano copre la nuda terra;
I deserti boschi si estendono verso le nubi
I loro grandi rami che, neri e separati,
d’alcuna foglia ancora non sono adornati;
Dorme la linfa e la gemma senza forza
È per molto tempo sotto la corteccia intorpidita;
L’uragano soffia annunciando l’inverno
Che gela l’orizzonte scoperto.
Ma io sotto invisibili fiamme ho rabbrividito
Voce di primavera che muove le anime,
Quando tutto è freddo e morto intorno a noi,
Voce di primavera, o voce, da dove vieni?….
Quando in primavera
Quando in primavera la verde foglia
Prova a adornare i rami,
Quando dal seno della terra aperta
Si innalzano alberi nuovi,
Quando tutto sorride, quando tutto si rischiara,
Quando la stella tiepida e trionfante
Pare misurare la sua luce
Con la forza dell’occhio d’un infante:
Amo vedere la bambina,
fresco fiore, correre per i prati.
Amo vedere la sua corona dove brilla (sic)
I primi bottoni colorati.
Ammirare il bimbo che si è lanciato
Sotto il cielo privo di vento
Amo il Dio che ha l’infanzia ha creato
E che gli dona la primavera.