La “biscrittora” Maria Attanasio

di Ivana Rinaldi

La scrittura di Maria Attanasio, che sia poesia o prosa, è una scrittura a tutto tondo. Nata poeta, poi autrice di romanzi memorabili come La ragazza di Marsiglia, in lei ritroviamo il valore della parola che origina e da cui hanno origine tutte le cose, costruisce e ri-costruisce la Storia, che ha spazzato via popoli e civiltà, le storie che si con-fondono, l’amore e la pietas per gli ultimi presente ovunque nei suoi lavori. In Nero barocco nero la citazione di Democrito: < Bella in tutte le cose l’uguaglianza, l’iperbole e l’ellisse non mi piacciono>.

La parola di Maria Attanasio disfa l’ingiusto silenzio, non quello buono, intimo, creativo, ma quello che trama per nascondere e occultare, zittire il presente e il passato; crea senso, è capace di ricucire quella trama sottile tra il nostro sentire e il mondo, a contrastare frontalmente il linguaggio contraffatto, manipolatorio, che si prospetta alll’orizzonte e su ogni realtà, eclissandola, velandola di menzogna. Quando si ha il privilegio della parola potente come Maria Attanasio, allora sì che si può parlare di scrittura.

Nero Barocco Nero

La copertina di “Nero Barocco Nero”

Protagonista di Nero barocco nero, è Pellegrina Vitello, accusata di <magaria> (stregoneria) che rischiò di essere arsa viva davanti alla cattedrale di Messinanel 1555: subì solo(!)la tortura della corda e della fustigazione:

Nero barocco nero/ nel muro gocciolante sterco e gigli (…). Da una fessura sbuca l’assassino:/ un grande inquisitore con paramenti/incensi e attrezzi di tortura/ un freddo di spalle alle lamiere.

Sono tante le storie narrate da Maria Attanasio, quelle del passato e quelle del presente, dalle zolfare, lo zolfo è stato infernu veru negli anni ’50, alle Poesie d’amore in tempi di guerra. Probabilmente la seconda guerra del Golfo (2003); dalle vittime della Seconda Guerra mondiale, agli schiavi deportati dalla loro Africa, all’America del maccartismo, alla tragedia delle migrazioni e alla melanconia degli sradicati. Una parola che ha sempre tenuto testa alle storture della Storia. Un tentativo di mutare la tenebre in luce per mezzo di un io non più io: <Dire uomo torre martello/ Dire cosa/E’ mondo dire/che esce dalla notte/e di nuovo si incammina tra le forme>.

Rileggere e riscrivere del passato non è mero esercizio archivistico e neanche metafora del presente – come è ad esempio in Vincenzo Consolo, suo maestro – ma è un ritrovare una realtà che sostanzia il presente grazie a un empatico e ininterrotto dialogo tra vivi e morti.

Alla doppia scrittura di Maria Attanasio è stato dedicato un anno fa (14-15 ottobre 2022) un convegno internazionale all’Università di Valencia dal titolo Maria Attanasio. Quatro Décades de Bifronte Escritura Desobediente, i cui interventi sono stati curati da Giuliana Adamo e Miguel Angel Cuevas e pubblicati da Castevecchi nel 2023 e dal quale emerge nella sua complessità la persona, la poetica, l’opera.

La <biscrittora>, come ama definirsi, calatina, nata a Caltagirone nel 1943, ci viene restituita nella sua fedeltà a se stessa, al proprio talento creativo e alla sua etica. Tre aspetti che non vanno separati e costituiscono un unicum. Scrive di lei Sebastiano Burgaretti in Maria Attanasio madre di poeti, madre di libertà: <Io credo che Maria Attanasio sia nata poeta di vita, prima ancora che di penna e di carta. Solo una virtù petica e poietica ha potuto ispirare in lei il coraggio e l’impegno civile ne hanno sigilillato e contradistinto la vita>. (P. 82).

Qualche nota sui suoi romanzi.

La ragazza di Marsiglia è il più conosciuto. Narra la storia di Rosalìe Montmasson, seconda sposa di Francesco Crispi, da lui poi ripudiata, contro la legge che vietava la bigamia, mentre si univa in terze nozze illegali con un’altra donna. Il romanzo è costruito secondo le modalità della militanza narrativa di Maria Attanasio: rendere voce a coloro a cui è stata silenziata dalla storia ufficiale e denunciare l’impostura storica tramandata come verità. Lo stesso fa con Paolo Ciullo in Il Falsario di Caltagirone, che prima di diventare personaggio letterario, sconvolse la storia della Sicilia con la sua vita fuori dai limiti. Studente di disegno e pittura, anarchico e rivoluzionario, consigliere comunale, bohémien a Parigi, migrante in Brasile e in Argentina, falsario di bancanote e quindi frequentatore di manicomi e carceri, morì nel 1931, cieco e in assoluta povertà.

Da queste figure, possiamo capire chi siano i personaggi dell’autrice creati su carta e con l’inchiostro, ma terribilmente carnali. Sono tanti/e le scrittrici da cui Maria Attanasio <prende lezioni>, dal Manzoni di La colonna infamealla Yourcenar di L’opera in nero, fino a Sciascia e Consolo, suoi conterranei. Merito e paradigma della narrazione storica di Maria Attanasio, è aver inventato un metodo che coniuga il documento con l’invenzione verosimile rispetto ai fatti che restano nel buio e in silenzio. Tanto innovatrice nel raccontare, così nella poesia di cui abbiamo cinque raccolte tradotte, come i romanzi, in varie lingue, di cui segnalo Amnesia del movimento delle nuvole e Paesaggi. Sempre alla ricerca della lingua perduta.

Non so dove sei persa lingua
un tempo parlavi mille dialetti
ora balbetti inciampi
sibilante fax a vuoto nella stanza
segreto crepitare che di notte
senza segni di riconoscimento spinge
tra le atone dune,
l’implacabile vento.

Amnesia del movimento delle nuvole