Vi siete mai chiesti che sapore avesse la famosa madeleine proustiana? Era dolce, profumata? Aveva una consistenza friabile o più corposa? Chiunque abbia letto Alla ricerca del tempo perduto ha di certo immaginato questa scena cercando di riprodurre mentalmente le suggestioni “sinestetiche” che Marcel Proust stesso sperimenta durante l’assaggio del biscotto dell’infanzia. Ancora, quali emozioni potrebbe suscitare la vista e l’assaggio del succulento boeuf en daube che anima alcune pagine di Gita al faro di Virginia Woolf?
Il cibo che si trova al centro di questa come di altre scene “letterarie” crea un ponte tra l’immaginazione e i sensi, sollecitando sia la nostra parte razionale che emotiva. il “gusto”, principe dei sensi, è infatti capace di evocare e di attivare contemporaneamente molteplici dispositivi della memoria.

“Love in the times of cholera” (Gabriel Garcia Màrquez)

The Bell Jar (Sylvia Plath)- raffinata interpretazione di un romanzo delle inquietudini. L’insalata di avocado è sovrastata dalla campana di vetro, dentro cui la protagonista rinchiude simbolicamente la sua esistenza, caratterizzata da un’incomunicabilità morbosa.
Immaginare, sì. Ma c’è chi ha fatto un passo ulteriore, cercando di ricreare visivamente il set dei romanzi in cui l’elemento gastronomico rivestisse una particolare funzione espressiva. Questo è l’idea centrale del progetto “Fictitious Feasts” del fotografo francesce Charles Roux, giovane e talentuoso fotografo formatosi alla scuola di fotografia Icart Photo di Parigi, e laureato in letteratura inglese e spagnola. Venticinque fotografie che riproducono più o meno fedelmente scene di romanzi delle letteratura europea, e americana, Garcia Marquez, Melville, Kafka, Woolf, Salinger, Plath per citarne solo alcuni.

Jane Eyre (Charlotte Bronte) Qui la scena in cui Jane Eyre e Helen Burns mangiano una torta davanti al tepore del camino. L’atmosfera confortevole è resa nei minimi particolari, che Roux ha ricreato sfruttando i colori caldi del legno e del fuoco vivo.
Il progetto dei “banchetti finzionali”, ambizioso e creativo, ha spinto l’immaginazione oltre i confini dell’esperienza della lettura per fare immergere lo spettatore in un’esperienza totale. Basti pensare che Charles non solo ha allestito il set ma ha preparato i pasti, assaggiandoli per rendere la scena ancora più credibile. E anche se il gusto non è “visibile”, la fotografia di Charles Roux ci mette in comunicazione diretta con quella parte immaginativa che fa appello alle nostra memoria profonda, quella della nutrizione come atto istintivo, culturale e simbolico. Per meglio comprendere come è nato ed è stato realizzato il progetto ho intervistato Charles, che ha ampiamente soddisfatto le mie curiosità letterarie. A seguire la mia intervista.
Bon appetit!