Voci – Incursioni nella poesia contemporanea

A cura di Gabriella Grasso

 

Alfredo Rienzi,  Sull’improvviso (Arcipelago Itaca, 2021)

 

Questa luce che ora

torna a crescere

dove la deporremo

spenti gli occhi in una notte a dicembre?

c’è stato tempo per disporsi, dici

verso il giusto angolo d’occidente

è che il tempo non è mai quello giusto

e le partenze hanno il suono ottuso

della frana che coglie all’improvviso

 

***

 

Aveva l’occhio il compito suo certo

(socchiuso, semiaperto o spalancato):

l’esaminare nudo stelle

di sesta e di settima grandezza

è lì la linea che flette il visibile

al nascosto, e al nero

la ritrosia dei fuochi

 

***

 

C’è nel silenzio ogni voce ogni suono

possibile: il bianco che si disfa

nell’iride, molecole-galassie

che ronzano, uova incerte se aprirsi

o indugiare nel loro simbolismo

ci sono nel silenzio

gli elementi al precipitarsi nudi

nei loro mulinelli

i canti di meduse e di sterne

poi l’infinita serie delle favole

quei loro finali mai ascoltati

 

Anna Maria Curci, Opera incerta (L’arcolaio, 2020)

 

Avvistamenti

 

In bilico su toni e fenditure,

cerca il prodigio il varco quotidiano

senza i sipari i tuoni e le tribune.

 

Tu prova a decifrare

linee forme colori.

della sciarada resta

l’anelito, l’attesa

 

***

 

Iris indaco

Tenue e tenace sogno solitario

iris indaco aroma della cerca

ombroso nella prole variopinta

bivio tra sensi desti e l’oltremare

 

Ti invoco ancora e già torna la sera.

Distendo le narici rattrappite

da frenesia di merci afrori spicci.

Aspiro e al fondo guidi l’immersione.

Tu rannicchiati dentro l’anagramma,

cerca lo schermo, cerca il nascondiglio.

Pure ti scoveranno, non badare

alla torma dei cani, avido strazio.

 

***

 

Posa la mano

 

Posa la mano ora sul ghigno amaro

la ruga appiana di constatazione.

Prenditi sottobraccio il riso

saluta i sassi e cammina nel sole.

 

Enzo Cannizzo, Il cielo pende dai lampioni (Algra, 2020)

 

il vespro

consuma

la zoppia

del buio

 

l’inverno

stringe

i cani

ai lampioni

 

il pane spezza

la lama

del giorno

 

***

 

arrancano i cumuli alti

sulle radici d’ombra

e semina tardiva

 

se il gelo creperà le arance

avremo labbra

propizie alla sete e doni

buoni per dèmetra

 

***

 

seme di luna greve

palude e pianoro

 

gonfia la malaria ingravida

la ferula il biviere

 

***

 

madre che taci il tuo dolore

vocale ossidata dal respiro

soffio sul tornio del viso