É un po’ come in un film, quando una cosa incomincia in maniera catastrofica ma sospetti che poi succederà proprio l’opposto
R. De Sá Moreira.
Come in un film di Régis de Sá Moreira, pubblicato da NN edizioni nel 2017 è già manifesto programmatico nel titolo: non si tratta di un esperimento di mixe-coding. Il romanzo e il film rimangono separati e arginati nei loro statuti. De Sá Moreira prende in prestito la simultaneità del pensiero dei personaggi (in un film possiamo sapere il pensiero dei personaggi simultaneamente,- cosa che narratologicamente viene incorporata nella funzione del narratore onnisciente classico- e li squaderna in un fitto, serrato avvicendarsi di pensieri dialogati dove ogni possibile gerarchia viene superata e prendono parola gatti, personaggi secondari e terziari, comparse, registi e cantanti,etc.
Il risultato è pertanto un testo dialogico (con inserti didascalici) che compone una storia perorata da due personaggi principali (Lui, Lei) e da una serie di figure secondarie che spaziano dal gatto ad Harrison Ford alla commessa del supermercato in una babele di voci che narrano la vicenda dell’innamoramento, dello sposalizio e della crisi matrimoniale di un uomo e una donna.
Lui: e più avanziamo nella Senna più riduciamo il tempo che ci separa.
Lei: la Senna trasporta le nostre parole.
Lui: Accompagna i nostri passi.
Lei: Apre le nostre pance.
Lui: Quando la fame diventa troppa ci prendiamo delle crepe da asporto e continuiamo a parlare, camminando e mangiando.
Lei: Finché la canzone d’ammòre non finisce.
Lui: Il silenzio ci circonda.
Lei: Il freddo ci avvicina.
Lui: La notte ci avvolge.
Lei: Sento un braccio che mi cinge la vita.
Lui: E’ un po’ ingrassata.
Lei: Ho rimpiazzato la palestra con la meditazione
Lui: Sento una testa che si gira verso di me.
Lei: Ha qualche ruga in più attorno agli occhi.
Lui: Continuiamo a camminare.
Lei: Ho l’impressione di sentire Dio sopra di noi
Dio: Cucù…
I dialoghi sono ironici, talvolta sarcastici. Non una novità da strapparsi i capelli, pertanto, ma una scrittura originale che mi pare attinga dalla filmografia alleniana, segnatamente dal film Io e Annie in cui il regista incomincia a far parlare gli attori fuori campo, inserendo i sottotitoli dei pensieri dei rispettivi personaggi, fino al completo “estraniamento” in cui lo sguardo è completamente quello dell’osservatore esterno.
Il linguaggio esplicito, la battuta paradossale, il repentino cambio di punto di vista, certi viraggi verso il grottesco, sono tutti escamotage del repertorio citato. Al centro la coppia, il sesso, amori e disamori. Tradimento gelosia, sesso a tre, divorzi, ritorni di fiamma, romanticismo e cinismo.
La parola d’ordine è riportare l’osceno al vaglio del lettore ma senza urgenze liriche. Buttarlo lì, come due attori in presa diretta che si spogliano (fisicamente e virtualmente) e che a ci raccontano la loro esperienza senza quel bisogno cervellotico di ingerire nella mente altrui, suggerire gli sbagli e le falle, il non detto e tutti i micro e macro tranelli linguistici e psicologici.
Tutto è gettato sulla carta come lo pensano gli attori; nudo e crudo, come ogni osceno che si rispetti: litigi, amplessi, masturbazioni, squadernati nella piena luce del giorno: Continua a leggere